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Canto della Santuzza – musica: Lucina Lanzara – Testo: Salvino Leone – copione riservato

Canto della santuzza

Testo Salvino Leone  – Musica Lucina Lanzara

P.1. Primo monologo PIPARO 

Recitazione enfatica (stile Opera dei pupi) Da mettere come introduzione a tutta l’opera, prima del primo canto

Canto della Santuzza! 

La nostra storia cumincia, forsi, nell’anno del Signore 1130

Quando nasci, forsi, in casa del conte Sinibaldo, 

chi forsi discendeva dal grandissimo Carlo Magno)

Rosalia, bedda comi na rosa e pura comi na… lia.

(facendo segno con la mano a pugno come a dire: ma che è?)

Comi na lia? E chi è sta lia? 

(come ascoltando qualcuno dal pubblico) Ah “viene dal latino”, comi il fiore del giglio!

Cresce nella bellezza, nella virtù e nelle ricchezze del suo palazzo,

forsi, a Palermo na la piazza di l’Olivuzza e na lu palazzo di lu re Ruggero, ca era patruni di so patri  a lo quale avìa diciuto che in zonno avìa viduto una figlia santa, rosa senza spini.

Sono in molti a volerla in sposa, persino lu conti Baldovino… forsi

Ma la nobile pulzella si sente già sposa di Gesù

“Pulzella” (facendo finta di spiegarlo a una persona del pubblico):

Signora, pulzella significa ragazza, giovane donna non maritata. Ora u capìu?

Lascia lo suo palazzo e si rintana in una grotta

a Quisquina ‘nta Terra di Bivona (che era puri di so patri), piccola, buia, umida ca mancu l’armali ci vonnu stari

Doppo più di deci anni di quella vita la riggina Margarita ca era mogghiere di Ruggero d’Altavillasi nnesci una pinna di ficato ci’ha rigàla uno dei suoi possedimenti sul monte Piddirino

E qui vive i suoi giorni da rrumìta.

Fimmina sula perché solo Dio gli è compagno

Fimmina sula perché da sola fa questa scelta forte

(autru chi fimmineddra, â facci di tanti masculi alluccuti!)

Sul monte accorrono i devoti e la nutrono 

mentre lei nutre loro con la sua parola

Poi muore, lu quattru di settembri, come tutti noi moriamo.

Passano gli anni e i secoli.

Il ricordo si fa lontano e lentamente sbiadisce.

Di lei resta solo un’antica memoria. 

E resta anche uno strano signo sulla grotta 

che è un signo ca si mettiva ppi truvari na cosa mpurtanti, preziùsa, cchi sacciu, nu tesoru!

Si chiama DIPLE.

(rivolgendosi alla solita immaginaria signora del pubblico) Signora accussì si chiama. Neca u pozzu chiamari “ficurìnnia”!

(Torna serio) U vittiru l’antichi e poi su scurdaru fino a quannu quannu u Gerry Mazzola, omu di scienza si nni addona nell’anno del Signore duomilaquinnicesimo 

PIAZZATO AMBRA – LUCE SU TUTTI – spegni Piparo

LUCE SU TUTTI

SR 1.1. DA SOLA

1.1.1. SOLISTA declama: 

“Una voce per Ruggero:”

1.1.2. CORO (botta e risposta con Lucina) 

Vive / da Sinibaldo / Rosa / senza spine /Fiorisce / come giglio.

1.1.3.

Avvolta / nella grazia  / Ammalia /  i pretendenti.

Le sale / del palazzo  / il suo fascino / impregna.

1.1.4.

Scelta di donna forte,/ forza di donna scelta.

Casa di padre lascia,/ casa di Padre trova. 

1.1.5.

Quisquina oscura grotta /  adesso è il suo palazzo,

ma il monte di Palermo/ sarà la sua dimora.

1.1.6. recitato Lucina

Si stende la città /  sotto una vita austera.

Selvaggio il bosco intorno  / nasconde il suo segreto.

1.1.7. SOLISTA 

È sola innanzi a Dio,/ vive da solitaria.

Nessun isolamento / ma solo libertà. (CORO RIPETE)

1.1.8. SOLISTA

Folla devota intanto / s’inerpica curiosa.

La nutre col suo cibo,/ si nutre del suo cibo.

1.1.9.  CORO 

Si spegne nel silenzio, /  la copre la montagna. 

Ricordo solo tenue / nei secoli futuri.

SR 2. AB OMNE PESTE LIBERA NOS DOMINE

PIAZZATO BLU – LUCE SU TUTTI 

SR 2.1. AB OMNE PESTE LIBERA NOS

2.1.1. SOLISTA declama “Ab omne peste”

2.1.2. CORO   Libera, libera nos (per 3) Domine (per 3)

SR 2.2. EMERGE DAL SILENZIO

2.2.1.

SOLISTA 

Emerge dal silenzio

antica una memoria.

La vergine del monte

invoca la città. 

RIPETE 2.1.1. e 2.1.2.

2.2.2.

SOLISTA 

La peste la flagella:

frammenti di memoria,

sepolti sotto i secoli.

La trovano i fedeli!

Le quattro sante vergini

Agata con Ninfa

Oliva con Lucia

La gente invoca e prega

Ma sol di Rosalia

Le spoglie di sua vita

Passando per la via 

Cancellano il flagello

PIPARO sulla musica sfogliando grande librone come annali: 

[apre il librone da cui esce polvere] ‘…nchia pruvulazzu! E chisti chi su?Talé….. Interrogatus: “Dicat esso confitente come si chiama, donde è e quanti anni ha e come campa.  Dixit che si chiama Vito Amodio, Gioseppi Ruffo… Dixit che si chiama Beneditto Lo Gattuto, Filippo Laburza…  Dixit che si chiama  Frà Francisco di Fiume di Nisi, Frà Filippo di Catania…, Matteo Raineri della città di Marsala…. Dixit che si chiama Francisca Anfuso, della città di Xiacca, Iacopa di Amodeo della città di Trapani… e infine dixit che si chiama Geronima La Gattuta era di terra di Ciminna e campava cu li travagghi se.  Ma quanti su! “ Item dicat si esso confitente ha inteso che nella grotta di Monti Pellegrino si siano seppelliti corpi morti. Dicat di cui lo ha inteso, di quanto tempo in qua, et si  ha inteso che sorti di corpi di morti hano stati…….”  Talè chi dici chistu: Nella grotta ci lambica l’acqua…. Vitti una monaca vestuta di bianco che attirava li lampi ….. “non dubitar che si sana: fa voto di andare a Monte Pellegrino… “ una donna che faci oratione stando ginocchioni nella grutta”  ….  Se ma neca è cuntu chi i pozzu leggiri tutti [e posa il libro] 

2.2.3. 

Appare a un cacciatore

e indica il suo corpo.

Passa tra la città, 

risana la sua piaga (LUCE SU PIPARO – attacca subito PIPARO)

P2. Secondo monologo PIPARO 

Di peste muore una giovanissima donna

di soli 15 anni, moglie di Vincenzo Bonelli. 

E colpisce anche lui che viene chiuso in casa.

Disperato scappa sul monte Pellegrino travestito da cacciatore

per gettarsi di sotto.

Ma gli appare una giovanissima donna

(Rivolgendosi all’immaginaria signora) C’iavissi piaciuto “pulzella” ? E io, ppi suvirchiarìa dico “giovanissima donna”. 

(Torna serio) Gli appare e lo dissuade

“Io sono Rosalia” gli dice, lo conduce alla grotta e gli mostra il luogo dove erano state trovate le sue ossa. “La peste non cesserà fino a quando non crederete che le ossa che tiene in casa l’arcivescovo e che sono state qui trovate sono proprio le mie”.

[Cuntu] 

E accussì Vincenzo Bonelli 

Chiama un parrinu, si cunfessa, si fa la comunioni,

lu convinci a cridiri a la so storia, va nna la casa di lu viscuvu

e si fa la processioni cu ll’ossa di la santa [Fine cuntu]

Era il 9 giugno 1625. Al canto del Te Deum la città guarisce dalla peste!

TE DEUM (coro Sancte Joseph) 

 (VV Vestali scendono dal palco e sfilano danza greca in platea. Quindi salgono, frattanto canto Ab omne peste.)

SR 2.1. AB OMNE PESTE LIBERA NOS

2.1.1. SOLISTA declama “Ab omne peste”

Coro risponde a cappella: Libera (X8)

2.1.2. CORO   Libera, libera nos (per 3) Domine (per 3)

(VV scendono dal palco e sfilano danza greca in platea. Quindi salgono.)

Lucina a Piparo: 

“Si tramanda tutt’ora la storia del cacciatore, di Vincenzo Bonello. Ma io so, che negli archivi comunali era annotato il Vitalizio di 24 onze, concesso ad una donna, per il ritrovamento delle ossa della Santa …

P3. Terzo monologo PIPARO (recitazione avvolta nel mistero) 

Torniamo indietro….  Palermo, ottobre 1623 Geronima La Gattuta è colpita da una febbre maligna di malaria quartana. Le appare una monaca vestita di bianco (che in un ospitali potissi essiri un’infirmera)  ma questa attira fulmini sul suo corpo e accostata la mano alla bocca di la malata  la sintì  subito china d’acqua, a tignitè” 

Poi la monaca le dici che è guarita e di fari votu di acchianari al monte Piddirino.

Nella festa di Pentecosti, Geronima fa l’acchianata

E nella grotta beve l’acqua che cade tra li petri. 

Si inzonna, allora, la Madonna che le dici di scavari

Perché troverà ossa di frati morti e quelli di una santa.

Entra contrabbasso pizzicato (brano zagara rose gladioli gelsomini)

La fimmina chiama allora li frati del convento.

Scavando si trovano le ossa di li frati e di tanti armali 

ma non c’è il corpo di la Santa.

(Rivolto alla solita immaginaria signora del pubblico):

 Signora, un c’è! Chi ci pozzu fari iu: mu ‘nventu?

Ma la Madonna non po’ ddiri fissarìi!

Si continua a scavari quando alla fine, sotto il pruvulazzo, cumpari una balata.

Si capisce  che è una specie di coperchio e i masculi la rompono.

Subito nnesci un profumo comi si fossi aperto un giardino di sciuri in primavera.

CORO inizia sotto voce, mentre Salvo continua: 

Za-ga-ra Rose- Gladioli Gelso- mi –ni  

Ddintra c’è una testa ed autri ossa nzummaccàti in una petra.

Un sulu pinseru s’affaccia a la menti: s’attruvaru l’ossa di santa Rusalia!  

(boom VV PETALI) LUCI IN MEZZO AL TEATRO per illuminare i petali in volo? TAGLI arancio rossi fuxia? Brano Za-ga-ra Rose- Gladioli Gelso- mi –ni  

Ma su veramenti l’ossa di la santa? Forsi!

Li pigghiano allora, con divozioni, ppi portarli a la casa dell’arcivescovo Giannettino Doria.

E’ lu 15 lugliu di lu 1624.

Praticamenti u fistinu!

 (le carrozzine si mettono in posizione sotto palco)

PESTE! 

P4. Lamenti della peste e PIPARO (cunto)

Cuntu +

+ coro 

+ tamburi tribali 

+ carrozzine in platea

Iniziano i Tamburi tribali + Lamenti degli  appestati + coreografia coi palloni. Dopo circa 3’ si abbassa il volume ed entra il cunto di Piparo. 

Nell’anno del Signore 1624, lu 7 di maggio,  arriva a Palermu una navi.

Si firmò ‘n Trapani ma veni di la Tunisia. 

E’ china di ricchizzi ca lu re voli omaggiari a lu vicerè ppi tinirisillo bonu.

La dovissiru tèniri in quarantena al porto ma ccu tutti sti tesori 

la fannu tràsiri. 

[Cuntu]

E ccà si scatìna un Vamarìa 

La navi è cchina di surci.

Camminanu su li cordi e scì-nnono a terra. (X4)

S’infìlanu, s’ammàssanu, mùzzicanu, sàvutanu (X4)

Acchiànanu, scìnnunu, scàttanu, (X4)

spirìscinu, s’affaccianu, màncianu, pìscianu (X2)

nchiàppanu u mancàri, li vesti, l’acqua (X2)

Rièmpino li strati e li vaneddi,

non si fanno pigghiari, 

sunnu un esèrcitu!

s’allìppa nna lu sangu. (X4 crescendo da pp a ff)

Fetu di morti e di carni ncancrinùti ìnchi la città. /X4)

La genti mori china di pustoli

Suda, sanguina, si lanza

Nuddu la voli tuccari 

Si scanta di pigghiarisilla

Nun c’è rimediu: si ti cogghi (quasi sempri) tâ cogghi 

Sulu li santi ci ponnu!  [fine cuntu]

SR 2.3. PESTE  (CORO) 

Solista + Coro + Body music Eliana Danzì 

2.3.1.

Peste di corruzione,

di mafie ed omicidi.

Peste di guerre e fame

e disoccupazione.

2.3.2.

Peste di sfruttamento,

di abusi sui minori

di donne deturpate, 

di genti calpestate.

2.3.3.

Peste di trafficanti,

di infanzie derubate,

speranze frantumate

e di futuri spenti.

2.3.4.

Peste di chi subisce

miseria e povertà

ed i maltrattamenti

di ogni infermità.

2.3.5.

Peste di nuove vite/ che hanno ma non sono.

Peste di chi s’immerge/ nel gioco o nello schermo.

2.3.6.

Peste di chi punisce/ il corpo con il cibo.

Peste di chi ha bisogno / di vivere comprando.

2.3.7.

Peste di integralismi. /Peste di terrorismi.

Peste di narcisismi.  / E dignità violate.

2.3.8.

Peste di chi rivendica / l’odio in nome di Dio,

di chi lo invoca invano / schiacciandolo nel volto.

2.3.9.

Peste di chi non vede / d’essere nella peste.

E peste di chi crede / che il germe sia lontano.

LUCINA 

Ooooohhohhhh ohhh  CORO RIPETE.

Continua Body music per 1’  da soli.

SR 3: VIVA PALERMU!

3.1.

SOLISTA       Viva Palermu           CORO            e Santa Rusulia!

                        Viva Palermu                                   e la Santuzza  mia!

                        Vivi Palermu                                    filìci e sfurtunata

                        Vivi la vita,                                        di storia cummugghiata. 

3.2 . 

SOLISTA 

Arabi e spagnoli ccu i francisi / Borboni, Miricàni ed autri genti

t’hannu tiratu u scaitu, /  t’hannu munciutu ‘u latti.

3.3.

Unni su i to jardina e i to palazzi? /  Sgrifati e scripintati ‘nta na notti

3.4.CORO

chi mala sorti o Palermu mia,

venici ‘ncontru Santa Rusulia! (per 2)

3.5.

SOLISTA 

Profumi di zagara e lumìe, / su cummugghiati ‘i fetu di munnizza, 

li schigghi di li rota di carrozzi, / su vuci di curtigghiu dispirati.

3.6.

CORO

Beddi li chiesi, lu cielu e beddu u mari,/ beddu la ranni munti di lu re,

beddu lu Munti Piddirinu,  / “U cchiu beddu promontoriu di lu munnu”. (per 2)

3.7. 

CORO botta e risposta con Lucina (pp <ff)

Unni t’ammucci Santa Rusulia? (X5 )

3.8. 

SOLISTA 

Nna quali rutta t’avissimu a circari? / Talìa comi s’arridducìu

sta povera città ca t’apparteni.

3.9. 

SOLISTA

Lu silenziu ca na vota t’imbriacava /  ora è sfardato dii botti dii scupetti.

Puri la liggi sona ppi li strati./ Ma li senti sti scrusci la Santuzza?

3.10. 

CORO 

Lassati vidiri! Lassati priari! / Veni cca sutta e pòrtanni ccu ttia

Asciuca la vuci ca pinìa/ viva Palermu e Santa Rusulia! (per 2)

Do Do Do re Do – pratichiamo la scala maggiore e il Do Mobile

Esercizio Do RE Do – partendo dal DO CENTRALE

Questo esercizio ti sarà utile per memorizzare gli intervalli della scala maggiore di DO.

Si può praticare col principio del DO Mobile, partendo da qualsiasi nota e riportando semplicemente questa melodia e gli intervalli di suono corretti.

Ti aspetto nei commenti!

Lucina

Ma le piante ci sentono?

Ma le piante ci sentono?

Ma le piante ci sentono?

Alcune piante sottoposte alla musica di compositori come Bach e Mozart hanno mostrato una crescita accelerata e una maggiore resistenza.

EFFETTO MOZART o EFFETTO BACH SULLE PIANTE

Questo fenomeno è conosciuto come “effetto Mozart” o “effetto Bach” sulle piante.

Vari studi hanno dimostrato che l’esposizione alla musica classica può influenzare positivamente la crescita delle piante.

Uno dei primi esperimenti in cui si è rilevato questo effetto è stato condotto dal botanico inglese Dorothy Retallack negli anni ’70.

Ha suonato diverse opere di Mozart e Bach alle piante, mentre un gruppo di controllo non è stato sottoposto a nessuna musica.

Le piante esposte alla musica classica sono cresciute più velocemente, sviluppando radici e fusti più forti rispetto al gruppo di controllo.

Questo esperimenti dimostrano quanto il Suono. e la Musica ci trasformino.

Alcune ricerche del professor Stefano Mancuso dimostrano che…

Il professor Stefano Mancuso è un rinomato scienziato e ricercatore italiano, noto per i suoi studi pionieristici sulla neurobiologia delle piante. La sua ricerca si concentra sulla comprensione e la scoperta delle capacità cognitive delle piante, al fine di dimostrare che esse non sono semplici organismi passivi, ma possiedono una forma di intelligenza e comunicazione.

Uno degli aspetti più interessanti delle ricerche del professor Mancuso riguarda la capacità relazionale delle piante. Egli ha dimostrato come le piante siano in grado di stabilire complesse interazioni con l’ambiente circostante e con altri organismi, come gli insetti impollinatori o i microrganismi del suolo. Attraverso l’emissione di sostanze chimiche, le piante possono comunicare con questi organismi e stabilire una relazione simbiotica.

Inoltre, Mancuso ha anche evidenziato come le piante siano in grado di percepire e reagire agli stimoli esterni, come la luce, il suono e il movimento dell’aria. Ad esempio, alcune specie di piante sono in grado di captare la presenza di ostacoli nell’ambiente circostante e di modificare la propria crescita per adattarsi a tali condizioni.

Tutto ciò dimostra che le piante non sono semplici organismi vegetali

Tutto ciò dimostra che le piante non sono semplici organismi vegetali, ma sono in grado di comunicare, percepire e adattarsi all’ambiente circostante, sviluppando così una forma di intelligenza propria. Le scoperte del professor Mancuso gettano nuova luce sull’importanza e la complessità del mondo vegetale e suggeriscono un nuovo modo di relazionarci con esso.

Immagina adesso di poter entrare in relazione con l’Ecosistema delle Piante.

Siamo nel loro Regno, nel luogo che le rappresenta a Palermo e nel mondo:

l’Orto Botanico di Palermo.

Immagina un sistema di Comunicazione diverso dal solito.

Immagina di vivere un’esperienza in cui ci apriamo a nuove forme di comunicazione, attraverso il Suono e la Vibrazione e mentre noi produciamo i nostri Suoni, Qualcuno lo percepisce e ne trae beneficio… ma non solo Umano…: le piante dell’Orto Botanico di Palermo.

Se liberare la tua voce è un’esigenza che senti forte dentro di te;

se sogni un’esperienza in cui sprigionare il tuo canto senza imbarazzo;

se senti il richiamo della Natura; 

continua a leggere
.

Sabato 17 Febbraio ore 9-14 

a Palermo vivremo insieme un’esperienza che resterà indimenticabile: la nostra voce si rivelerà come non mai, potente, lucida, brillante, festosa.

Solo chi abbia vissuto un’esperienza rigenerante di questo genere, può testimoniarlo.

E di testimonianze oramai ne abbiamo moltissime.  

Valuta seriamente la possibilità di esserci.

Pensaci.

Ne verranno altre in giro per l’Italia.

Ne verranno altre su ZOOM. 

Fammi sapere subito se ti piacerebbe esserci, rispondendo al volo a questa email o fammi sapere cosa desideresti.

Per questo evento del 17 febbraio, ho preparato una pagina con tutti i dettagli, mi sono impegnata affinché avessi tutte le informazioni necessarie.

Prenditi qualche minutino e tocca l’immagine, aspetta un paio di secondi che la pagina si apra.

Spero vivamente che potremo vivere insieme questa magica esperienza.

Siamo in contatto.

Lucina
Il tuo Canto Libera

Le piante ci sentono? Facciamoci sentire!  Laboratorio per Voce ed Emzioni all'Orto Botanico di palermo 17 feb 2024 di e con Lucina Lanzara
Magico esercizio di rilassamento per di cantare

Magico esercizio di rilassamento per di cantare

Guarda il video con l’esercizio incredibile che ti consentirà di rilassarti in pochi secondi per cantare liberamente!

Esercizio di rilassamento per cantare: come ridurre la tensione fisica e mentale in pochi secondi

Questo esercizio mira a rilassare sia il corpo che la mente in pochi secondi.

Ecco come funziona:

  1. Posizione: in piedi con la schiena dritta e le spalle rilassate. Assicurati di essere in un ambiente tranquillo, dove puoi concentrarti senza distrazioni.
  2. Respirazione: Inspira dal naso come prendendo l’aria dal cielo, portando le braccia in alto. Concentrati su un respiro profondo e completo. Poi espira decisamente ma dolcemente attraverso la bocca, rilasciando qualsiasi tensione presente nel tuo corpo e vai giù abbandonandoti completamente. 
  3. Consapevolezza corporea: Mentre esegui l’esercizio e ti rilassi, cerca di essere consapevole di come il tuo corpo si senta.

    Concentrati sulle sensazioni di rilassamento che si diffondono attraverso il tuo corpo, lasciando andare qualsiasi tensione o stress che potresti aver accumulato.
  4. Durata: questo esercizio può durare 30 secondi o alcuni minuti.

    Puoi continuare questo esercizio per alcuni minuti, o anche di più, a seconda delle tue esigenze personali.

    Ricorda che non c’è una durata “giusta” o “sbagliata”, l’importante è che tu riesca a raggiungere uno stato di rilassamento profondo.

Quando ti senti rilassato, puoi iniziare a concentrarti sul canto.

Questo esercizio di rilassamento ti aiuterà a preparare sia il tuo corpo che la tua mente per una performance vocale ottimale.

L’hai provato?

Hai provato l’esercizio di rilassamento per cantare?

Come ti senti adesso?

Ti aspetto nei commenti!