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19 agosto canto a Sciacca

19 agosto canto a Sciacca

In Principio era il Suono, un concerto partecipato di e con Lucina Lanzara

Stasera 19 Agosto alle 21 canterò a Sciacca presso la Chiesa della Raccomandata. L’evento è organizzato da Skenè Academy, in collaborazione con Italia Nostra, sezione di Sciacca.

In Principio era il Suono è il titolo dello spettacolo che presento: campane tibetane, tamburi sciamanici, voci, canto arminoco, passando da Pitagora a Platone, con la partecipazione del pubblico.

Mi accompagnerà e mi farà da assistente Alessandra Lo Cascio con la quale intepreteremo la famosa LLorona.

Francamente eccitata!

Diretta su Facebook

Segui da qui l’evento in diretta.

http://www.facebook.com/LucinaLanzaraSinger

Ingresso libero

Lucina Lanzara in In principio era il Suono
Secret concert e cena di Ferragosto

Secret concert e cena di Ferragosto

Si arriva alla spiaggia in pochi passi. Il mare è una carezza. Qui terremo il Secret Concert di Ferragosto, Domenica 14 agosto dalle 19.
Canterò in una spiaggia segreta a Casteldaccia accompagnata in un Cerchio di Suoni dalle persone che hanno seguito il laboratorio MareVoce. (C’è ancora la possibilità di partecipare a questa straordinaria esperienza!)

A seguire la festa continua con la cena nella villa Casa della Regina della Pace.
La partecipazione è aperta a chi si prenoterà in tempo.

COSTI

La partecipazione al Secret Concert a alla cena di Ferragosto ha un costo di euro 30,00.

Se invece volessi prendere parte al Laboratorio di preparazione e alla giornata intera il costo è di 147,00 (comprensivo di cocktail di laboratorio intensivo, cocktail di benvenuto, pranzo, attività, aperitivo, partecipazione al secret concert e cerchio di Suoni e cena. (Se fossi una Voce Vicina, contattami. )

CHIEDI INFO SUL SECRET CONCERT E CENA
della Vigilia di Ferragosto

Per informazioni mandare un messaggio WhatsApp al numero 371 56 49 831 e vi ricontatteremo per dare tutti i chiarimenti e le informazioni.


Prenota il tuo posto da qui entro GIOVEDi ore 12.00

Clicca qui e prenota il tuo posto nominale

La Zona Rossa – Follow the Silence – il film

La Zona Rossa – Follow the Silence – il film

Lucina Lanzara con il regista Salvo Cuccia del film La Zona Rossa

Ieri sera ho assistito al Cinema Rouge et Noir a Palermo all’Anteprima del film “LA ZONA ROSSA – Follow the silence” di #SalvoCuccia sul Silenzio del Lockdown a Palermo.

Da un’idea di Pier Antonio Passante, coordinamento del progetto di Laura Cappuggi, CRICD.

L’ho trovato un lavoro sapiente e appassionato, intenso, profondo, mistico, poetico.

Temevo il colore sonoro, invece sono rimasta in ascolto abbandonato, quando le cose sono giuste, in equilibrio. Complimenti vivissimi dunque a Benni Atria e Marco Saitta.

Follow the SILENCE è UN Puzzle musicale

Il puzzle musicale, sapientemente lavorato, rivela lo straordinario
spessore dei musicisti coinvolti, quasi tutti panormiti, riuniti forse dall’amore per Lelio Giannetto, a cui il film è dedicato.

Le immagini

Le immagini sono grandi. Mi coprivano tutta, avvolgendomi di una bellezza pari alla forza del Silenzio.

E questo silenzio veniva condito dai Suoni più puri e allo stesso tempo ricercati.

La Zona Rossa – Follow the Silence è uno spaccato di Arte contemporanea, Musica Contemporanea, sembrava di avere davanti Curva Minore.

Ineguagliabile cornice e quadro stesso è una delle più belle città al mondo, la mia amatissima Palermo.

Il film verrà distribuito su Netflix.

Voce e campana tibetana all’alba su Palermo

Quando sentirete una campana tibetana e una voce su un’indimenticabile alba che domina Palermo durante il Lockdown, sappiate che è la mia, francamente onorata di averne fatto parte.
 #iltuocantolibera

Discografia, recensioni e spettacoli di Lucina Lanzara

Discografia, recensioni e spettacoli di Lucina Lanzara

Lucina Lanzara, una voce dalle rare capacità poetiche ed interpretative.

Michael Pergolani, RAI Radio Uno

Lucina Lanzara è  autrice dei seguenti dischi e degli omonimi spettacoli:

SPETTACOLI

Dies Natalis (2014)
Il Canto della Santuzza (Nota Preziosa, 2016)
Le scarpe di Ernesto (Nota Preziosa, 2018)
Canta San Mercurio (2015)

DISCHI

VoXaS – il grano e l’alba (RAI,2007)
De Mare (RAI, 2005)
Il Canto del Sole (RAI, 2003)Isòla (Nota Preziosa, 2017)
Lucina Canta e Racconta De Andrè (Nota Preziosa, 2015)
Mons Regalis (Sonzogno, 2010)
Isòla

Lucina è una potenza ed ammiro il  coraggio di essere se stessa che si percepisce nella sua musica,  perché l’arte e la musica coincidono con la vita di un artista, non completamente ma hanno quella potenza degli autoritratti, simili ma non uguali perché la musica è così,  più si va avanti più ci assomigliano.

Ascoltando Lucina ho potuto cogliere realmente la profondità del suo mare, dei suoi cieli e racconta il caleidoscopio e tutti gli arcobaleni della sua anima, anche il suo essere persona dentro la musica che io ho sentito e, sentendo il disco di Lucina, mi è sembrato di conoscerla da una vita, una delle tante magie della musica. (…) Lucina  fa una cosa complicatissima che è meravigliosa, cioè raccontare se stessa e le sue illuminazioni e lo fa in un modo semplicissimo e per me questi sono i grandi artisti, quelli che fanno cose complicatissime in un modo semplice e nessuno se ne accorge perché non hai motivo di fare nessuna fatica, perché è tutto così bello che ti rimane dentro questo senso della conoscenza profonda. href=”https://www.marcobetta.com”>https://www.marcobetta.com
Marco Betta, compositore, pianista, già sovrintendente del Teatro Massimo di Palermo, tratta dalla presentazione del disco Isòla di Lucina Lanzara del 02/05/2018

IL DOCUMENTARIO “IL RESTO DELL’ANNO”

Ha scritto ed interpretato la colonna sonora del Documentario “il resto dell’anno” di M.Di Salle e L.Papaleo, ospite ai Festival Internazionali di Shanghai, San Francisco, Belgrado, Parigi, Canada, Lettonia, altri. La sua voce rappresenta Salina, l’isola siciliana.

Qui il documentario integrale

https://www.cultureunplugged.com/documentary/watch-online/play/11465/one-year-s-remainder—il-resto-dell-anno

Isòla (Nota Preziosa, 2017) E’ l’elaborazione della colonna sonora del documentario “il resto dell’anno” di M. Di Salle e Luca Papaleo. Un disco vocale e musicale, senza parole.

Isòla

Isòla è l’evoluzione della colonna sonora del documentario “Il resto dell’anno.” L’anteprima assoluta si è tenuta in forma esclusiva con una Installazione presso la Palazzina 4 Pizzi della prestigiosissima Tonnara Florio a Palermo, di fronte al Sindaco Leoluca Orlando e al Board Mondiale del Guggenheim ed alla Principessa di Lussemburgo. “La voce di Lucina si fa canto delle sirene”, Alberto Marcetti in vinile. “Ad un certo punto è avvenuta la magia”, Andrea Podestà, per l’Isolachenoncera. Il disco, prodotto con una fortunata campagna di crowdfunding, è stato presentato ufficialmente a Palermo a maggio 2018 alla presenza del compositore Marco Betta (ex direttore artistico Teatro Massimo), il giornalista Gigi Razete e la Fondatrice della BIAS Avv. Chaiara Modica Donà Dalle Rose, in collegamento nazionale con la RAI (Antonella Sciocchetti e Carlo Posio)

Recensione di Gigi Razete su Isòla, tratta dalla presentazione del 2 maggio 2018

Ci sono tante Lucina lanzara, perché sono tanti gli aspetti della sua personalità che ho conosciuto in questi anni e che sono espressi in musica ed in voce.
C’è la Lucina Lanzara che interpreta le tradizioni popolari, si dedica col repertorio sempre più desueto ma che esprime una una vitalità e una ancestralità delle nostre radici del nostro vissuto, c’è poi una uscita Lanzara che è una sensibilissima interprete di uno degli autori più abusati di questi ultimi anni e mi riferisco a Fabrizio De Andrè, e devo dire che tollero poco coloro che abusano di certi certi artisti e sono rimasti invece, nei vari spettacoli in cui ho avuto il privilegio di assistere, sono rimasto davvero sorpreso dalla naturalezza dalla spontaneità e dalla pertinenza con cui ti sei accostata al repertorio di Fabrizio de Andrè.
Onestamente non so quanto, a questa pertinenza, quanto abbiano giovato i molti anni che tu hai trascorso a Genova questo inzupparti di questi umori deandreiani, però ci sei riuscita… come pochi altri.

Poi e poi c’è un’altra Lucina Lanzara ancora e non ho difficoltà a dire quella che riesce sempre a sorprendermi, a farmi innamorare, con buona pace di Massimo.

Mi riferisco alla Lucina Lanzara di De Mare, Il Canto del Sole, Voxas, soprattutto, e ora quest’ ultimo disco Isòla. é una Lucina Lanzara Lucreziana che centra  il terreno del Rerum Natura, non ci entra niente perché in fondo nell’esortare gli uomini a conoscere meglio le passioni che ci agitano di cui non conosciamo la causa e nel tentativo di riuscire a dominare queste passioni per raggiungere quella forma di atarassia che proponeva Lucrezio.

Nella bella musica di Lucina Lanzara c’è esattamente tutto il contrario di ciò che proponeva Lucrezio nel De Rerum Natura.

Invece c’è il desiderio di esporre le emozioni di sentimenti le passioni e dare a loro libertà e  forme indefinibili.
C’è da dire che il fatto stesso di raggiungere la forma più essenziale sottraendo la parola e quindi il significato testuale e affidare tutto al suono stesso della voce, oltre che degli strumenti, già esprime la capacità che tu hai di potere liberare sensazioni genuine e soprattutto  la capacità di farle arrivare fino, la natura poi c’entra nel senso che e il tuo tuo mondo, il tuo universo, la tua fonte di ispirazione, l’acqua,  la terra, l’aria, il sole, le spighe di grano soprattutto in Voxas.
La tua prima canzone probabilmente stimolata da Teddy Reno, “Un raggio sulla stiva” già c’era, fin dalla dall’inizio, questo desiderio di focalizzare l’universo, il pianeta terra, le sue forme più essenziali,  soprattutto quello che mi ha sorpreso ed emozionato di questo disco è l’uso del suono, di un’elettronica leggera, ho ritrovato compiacere il sassofono di Stefano D’Anna che aveva già collaborato con te Voxas e, soprattutto degli umori cangianti, perché la vocalità libera è quanto di più difficile secondo me ci possa essere e rischia di diventare anche monotona ma tu riesci ad articolarla ed il modo in cui riesci a sposare questi suoni, invece, la rende continuamente cangiante.
Nella traccia Serpotta 5 c’è un’atmosfera jazz free assecondata dal sassofono di Stefano D’Anna e dal tuo co.

In questo disco ho trovato veramente la sintesi, la fusione e la completa libertà di elementi diversi che non si preoccupano più di confini stilistici, di steccati, di generi dove ho trovato il jazz, la world music, un pizzico di new age, di folk e soprattutto una carica di passione e di emozioni: questo è quello che riesco a dire di questo disco che riascoltare credo molte e molte volte.

Gigi Razete

MONS REGALIS

Nel 2009 la Casa Musicale “Sonzogno” commissiona a Lucina Lanzara e produce “Mons Regalis”, un opera che racconta il Duomo di Monreale in musica, per soli, coro, orchestra da camera, cuntastorie e 5 voci recitanti in italiano, latino, arabo, greco e siciliano; i testi di Salvino Leone e musiche e produzione esecutiva di Lucina Lanzara (Nota Preziosa); con Mons Regalis, in qualità di autrice ed interprete, chiude la 52’ settimana internazionale di Musica Sacra di Monreale; nel 2010, per il Circuito del Mito, viene rappresentata presso i teatri dell’opera di Messina e Marsala e registra la presenza delle principali emittenti radiotelevisive nazionali (Rai Uno, Due, Tre, Sky News24, TG.com,atri) e viene intervistata da RADIO Aligre (Parigi) e per I Quaderni della Musica in Australia. Nel 2010 esce il cofanetto composto da disco cd, DVD coi backstage dell’opera e libretto di 72 pagine, distribuito da EGEA.

La conferenza multimediale sul Duomo di Monreale

Lucina Lanzara scrive e porta la conferenza multimediale sul Duomo di Monreale in tour anche in Austria, ospite degli Istituti Italiani di Cultura All’Estero Dante Alighieri di  Salisburgo, Linz e Innsbruck.

Mons Regalis per le scuole (musica e regia Lucina Lanzara, testi Salvino Leone, con Salvo Piparo) 

Il video seguente mostra l’entusiasmo manifestato dai ragazzini delle scuole medie che hanno partecipato allo spettacolo con cui abbiamo raccontato mito, storia, leggenda e architettura del Duomo di Monreale! In scena con le Voci Vicine, coi primi ragazzini africani che si trasformeranno nei Ben Kadì e la partecipazione straordinaria di Salvo Piparo! 

Mi ha appagata all’uscita verificare i contenuti appresi. Obiettivo didattico raggiunto! 

LUCINA CANTA E RACCONTA DE ANDRÈ

“Lucina canta e racconta De Andrè” è una rivisitazione in chiave mediterranea ed al femminile di vita e opere di FDA, scritto nel 2007 e trasmesso in diretta su Radio Rai International in occasione del concerto all’Auditorium Rai Sicilia nel Gennaio 2008. Ha ricevuto il Patrocinio della Fondazione Fabrizio De Andrè (Palermo 17 marzo 2015, 1 dicembre 2016, 14 Marzo 2017 e Genova 1 aprile 2017, 23 febbraio 2019) e di Zonta club Palermo Zyz. L’omonimo disco è stato candidato alle targhe Tenco disco interprete. Lucina Lanzara ha aperto come ospite insieme ai SeiOttavi il Premio De Andrè 2016 a Roma, alla presenza di Dori Ghezzi. Il concerto ritrovato De André & PFM di Veltroni. Emozioni e acetosella è la sua recensione sul “De Andrè&PFM il concerto ritrovato” di Veltroni.

IL CANTO DEL SOLE, UN CONCERTO PER LA PACE

Nel 2003 esce “Il Canto del Sole” edito da Rai trade, un concerto per la Pace per voce sola e percussioni. In occasione del concerto di presentazione del disco al Teatro Biondo di Palermo riceve un telegramma dal Presidente della Repubblica per il gemellaggio con l’Unicef e l’associazione “Un Ponte per..”. Il ricavato dei concerti contribuì all’acquisto di kit scolastici per i bambini colpiti della guerra in Iraq. La giornalista Antonella Sciocchetti di Rai International riprese in diretta il concerto e dedicò una settimana di speciali su Taccuino Italiano.

Il Canto del Sole di Lucina Lanzara è stato  ospite nelle stagioni dei Teatri Antichi greci di Sicilia, come interprete e autrice, ed luoghi di particolare interesse artistico come il Castello di Santa Lucia del Melo, il Monastero di Camaldoli, Ferla.

L’ultima rappresentazione ha visto la partecipazione straordinaria di Ismaila Mbaye .

In occasione dello spettacolo “Il Canto del Sole” di beneficienza per il Progetto Farah-UNICEF”, il Presidente della Repubblica esprime vivo apprezzamento per questa inizativa che nella musica dà concretezza ai valori della solidarietà. Il confronto ed il dialogo devono essere gli strumenti per realizzare il progetto di convivenza civile tra i popoli fondato sulla pace e sulla libertà. Con questo sentimenti il Capo dello Stato invia agli organizzatori, agli artisti e a tutti i presenti un saluto cordiale.

Dal Telegramma del Presidente della Repubblica, Scalfaro

“Lucina Lanzara con l’impostazione drammatica ma mai urlata della sua voce, unitamente ad una intelligente scelta strumentale, rilancia i valori e le tradizioni etniche e mediterranee sviluppandole in maniera moderna e superando l’alveo in cui nascono”. 10/03/05

Giuseppe La Licata, pianista, compositore

Salutiamo con compiacimento il Canto del Sole di Lucina Lanzara

prodotto con tanta passione e voglia di esserci, frutto di una profonda collaborazione tra un’autrice (Lucina Lanzara), spiazzante per la sua spontanea primordialità e gli accompagnatori /arrangiatori che hanno saputo costruire un’atmosfera sognante e sospesa. Ciò che colpisce di primo acchito è che, pur su una base strumentale-ritmica sapientemente costruita, la voce si fa strumento essa stessa, non perché gli strumenti non abbiano il loro timbro (ce l’hanno e come ce l’hanno i tamburi e le imprimiture elettroniche che fanno da contrappunto in una sorta di “basso continuo”!); né perché la parola diventi secondaria (tutt’altro, essa ricerca l’essenzialità della percezione originaria); piuttosto perché quello che si vuole dire è in qualche modo indicibile e allora la voce viene piegata per dire e per non dire, per evocare tutto ciò di cui è impastata l’esistenza umana: eventi gaudiosi ed eventi dolorosi; gli uni e gli altri per quanto possano essere raccontati mantengono qualcosa che supera la denotazione e la connotazione del linguaggio verbale. Così, da un lato la voce si fa canto, ma non meno modulazione pura e avvolgente che si lascia sorprendere dalla gioia della maternità nella Ninna nanna, dall’innocenza del bimbo nell’Invocazione degli angeli, dal dono dell’acqua e della vita alla luce del sole; dall’altro lato la voce si fa lamento viscerale o grido straziante dinanzi alla tragedia della guerra in Bomba e in La fuga, dinanzi alla disarmante esperienza della morte in Dolore di una vedova; o ancora, modulazione di speranza ne Le chant de l’Eau, in Principe Leggero, Dune; ed infine, ricerca ed invocazione di purificazione. L’opera, al di là della sua apparente frammentarietà, compone bene ritmica strumentale, arrangiamento e vibrazioni sonore in un ideale continuum nel quale vengono tessuti insieme percezione personale e dramma cosmico; e l’una e l’altro risuonano a vicenda in una estensione vocale che tira le corde al limite della spasmodica acutezza o al registro basso vellutato della nostalgia delle origini: nell’attesa che amore abiti la terra e la riplasmi nuova.

2003 - Padre Cosimo Scrodato (compositore)

Notevole la tua voce e la poliedricità della stessa sia a livello estensivo che a livello espressivo.

“Il canto del sole” è un cammino alla pari di due forze parallele ento le quali Lucina Lanzara cerca il suo equilibrio, come un viaggio caratterizzato dal costante tentativo di raggiungere una LIBERTA’ totale.

Quando i sensi e lo spirito si incontrano nella verità, l’essere umano probabilmente ha raggiunto la sua completezza !! www.beppefrattaroli.it

Beppe Frattaroli, arrangiatore, compositore, ..

VoXaS ci proietta in un viaggio sonoro affascinante,  sospeso tra l’energia della luce ed il suono della natura.

All’interno di una classidra sonora sembra svolgersi l’antico rito che lega il suono al testo,

come in una favola ci si può perdere nel suono inseguendo i fili del racconto,  in bilico tra il sogno e la dimensione del volo.

Marco Betta, compositore, pianista, già sovrintendente Teatro Massimo

Ascoltando la voce viziosa di Lucina Lanzara ho come il presentimento di sentirmi addosso “L’ABBRACCIO DELLA TERRA” reso come destinatario e contesto in tutti i brani.

Il “CANTO DELL’ALBA” colpisce soprattutto per la gestualità vocale e i suoni fortemente ricercati e poi concretizzati nella voce recitante di Maurizio Spicuzza e l’alta raffinatezza del sax di Stefano D’Anna. Una continua rappresentazione teatrale invade ogni brano, ogni strumento musicale insegue il proprio “destino” con le varie percussions(Rosario Punzo) e contrabbasso(Marko Bonarius) che imprigionano “IL DOLORE DEL GRANO FALCIATO”, lasciando poco spazio ai virtuosismi. Credo uno dei brani migliori dell’album.

Il suono potente per la parola cantata coinvolge all’ascolto piu’ innovativo per questo genere sperimentale delicato d’autore, ma anche new age con un ritorno alle tradizioni in cui da “VIENE GIORNO” prende forma il suono di Aulos, creando quella poesia “a recitativo”.

Voxas è musica vera, “LA STORIA DI UN’ALBA CHE S’INNAMORA DI UN CAMPO DI GRANO” e aggiungo un senso musicale io: “volevo solo mandarti un bacio dall’alba tanto non può toccarti”.

2008 - Simona Cannata per musicaoltranza.net

Non è una cantante Lucina Lanzara, non nel modo usuale. La sua voce è di quelle che sanno dimenticare le pur notevoli doti di estensione, flessibilitàe bellezza timbrica per abbandonarsi interamente all’intensità dell’interpretazione, al potere evocativo delle storie raccontate. 

Gigi Razete, giornalista, Repubblica, Balarm

De Mare (RAI, 2005)

De Mare è un disco e uno spettacolo edito dalla RAI.

Aliante è una barca con le ali che vola nel mare delle passioni umane. Cantautorale, per orchestra da camera e voce solista. De Mare – il viaggio di Aliante è un concerto, uno spettacolo, un disco di Lucina Lanzara, musica e testi, edito RAi Trade. E’ stato rappresentato in diverse città italiane. E’ stato trasmesso e presentato dalle trasmissioni Notturno Italiano e Taccuino Italiano di Radio Rai Iternational. E’ rappresentabile d un minimo di 4 elementi fino alla formazione orchestrale.

VoXaS – il grano e l’alba (2007) VoXaS è un oratorio moderno per voce recitante, voce solista, contrabbasso, percussioni e strumento fiato di improvvisazione. VoXaS è un progetto sperimentale, fra musica contemporanea e free jazz, world, new age e reading. Gli strumenti principali rappresentano personaggi: l’Alba è la Voce; il Grano è il Sax o chi per Lui; la Terra è il contrabbasso. Improvvisazione e parti codificate sono organizzate in uno schema definito, ma è la capacità di immedesimazione nel progetto che consente al musicista di inserirsi in modo adeguato alla narrazione: il sax, cioè il grano, deve essere il grano innamorato, deve raccontare il dolore della morte, la gioia della vita. Questa è la peculiarità del progetto. Il progetto si può realizzare con un minimo di 3 musicisti fino alla formazione di 8 musicisti + corpo di ballo e proiezioni. Per realizzare il progetto in acustico, la location deve essere dotata di grande riverbero naturale, come una Chiesa a grande volta.
I Måneskin vincono l’Eurovision con Zitti e buoni. Tra rock, censura e paillettes, ecco perché amo i Maneskin.

I Måneskin vincono l’Eurovision con Zitti e buoni. Tra rock, censura e paillettes, ecco perché amo i Maneskin.

I Måneskin vincono l’Eurovision con “zitti e buoni”.

Tra rock, censura e paillettes, ecco perché amo i Maneskin, i più votati dalla giuria popolare.

I Måneskin vincono l’Eurovision. Sopravvivo poco a queste kermesse, preferisco addirittura il richiamo di una lavastoviglie da smontare, alla sopportazione del pop e paillettes trito e ritrito. Resilienza pari a zero.

Ma c’è un MA, un grande MÅ.

Alle 22.59 whatsapp di mia nipote: “Zia, i Maneskin!”

Mi faccio aiutare da Massimo ad accendere la TV. Sono in tempo. Inizia. Sono loro. Mi sembrano tanti Abe (al secolo, mio figlio di 19 anni). Belli, tutti belli, giovanissimi, pieni di vita.

I Måneskin vincono l’Eurofestival travestiti da monelli

I Måneskin vincono l’Eurofestival travestiti da monelli. Anche questa volta sono travestiti da monelli. Adoro i loro costumi di scena, superano i confini del pregiudizio. Qualcuno dice che David Bowie e i Queen ci sono già stati. Io li trovo dei veri costumi di scena. Li firma la stilista Veronica Etro, col fratello Kean e lo stilista Nicola Cerioni, artefice del loro look.

Ho sognato Damiano dei Måneskin”

In occasione del Festival di Sanremo, anch’esso vinto dai Maneskin, ho sognato Damiano. Il post su Facebook sollevò un ginepraio. Ci siamo divertiti a commentare. Ora posso dirlo. Damiano mi desiderava, aspettava fiducioso con quel fascino tra il morbido e le spine di rosa, sulla soglia della porta della mia stanza da letto. Era un lungo ammiccare, di quelli che non puoi raccontare perché dentro ci hai messo tutti gli amplessi del mondo, ma alla fine lo rifiutavo. Si, lo rifiutavo. I cavalli di Platone cedevano il passo e io rifiutavo Damiano dei Maneskin. Ma si può essere tutta d’un pezzo anche in sogno?!

Damiano si può tingere le unghie ma resta maschio, virile. E due suoi gusti non m’importa.

Damiano si può tingere tutte le unghie della terra, ma mi arriva maschio, virile, che di più non si può. Tancredi dice che abbia una carica erotica alla Jim Morrison. Ne convengo. Condivido con Vivi queste fantasie proibite.

Cantano. Stracantano. Vivi è esperta di Rock. Mi scrive: “Rock ‘ n roll never diiiiieeeeesssssss”. Capisco dopo che li sta parafrasando al momento della proclamazione. Non mi pronuncio sul genere, sulla bravura, non mi pronuncio. Lascio che sia il mio interesse a parlare. Io sono curiosa di ascoltarli, di vederli esibire. Sento un richiamo. Ci vedo qualcosa. Ci sento qualcosa. Il testo si segue, s’impara a memoria. È un testo che ci restituisce il loro linguaggio, quello dei nostri figli, di questo tempo tranciato, atteso-sospeso, svuotato. Stiamo attenti a questi segnali, stiamo vigili, svegliamoci tutti. “La siga, la siga…” tant’è. Il testo “zitti e buoni” vince il Premio come miglior testo! 

 

Li intervistano dietro le quinte dell’Eurofestival. Si esprimono timidi come bambini di quinta.

Li intervistano dietro le quinte. Si esprimono timidi come bambini di quinta. In 5 minuti non riescono a finire una frase di senso compiuto. “Bellissima esperienza… ehm.. bellissimo… non lo dimenticheremo”. Sono visibilmente frastornati.

IL BATTERISTA è UN OROLOGIO E HA UNA PRESENZA scioccante…IL CHITARRISTA HA UN OTTIMO SUONO E LA FACCIA DI CULO ALLA bLACKMORE:)…DAMIANO è UN ANIMALE E HA PURE UNA TECNICA VOCALE BESTIALE…LA BASSISTA, PRESENZA ECCEZIONALE E, APPUNTO, OTTIME LINEE DI BASSO

Vivi Lanzara, pianista rock

Il cantante oltre alla sua bravura ha una sorta di carica erotica alla Jim Morrison, chitarrista davvero un bel tocco, batterista anche lui un grande… hanno appena 20 anni..si sono formati nel 2015 e già nel 2017 successo con xfactor… semplicemente paurosi!

Tancredi, appassionato di rock, dall'Irlanda

Votazioni. Attesa. Vittoria dei Måneskin!

Votazioni.
Attesa.
Vittoria!
Ricantano, ora senza censura.

I Måneskin saltano come i pazzi e restano a tempo e intonati, che di questi tempi pare un lusso.

Saltano come i pazzi e restano a tempo e intonati, che di questi tempi pare un lusso.

Ma è un lusso, perché su quel palco fanno il finimondo e la canzone pare sempre un disco, pulito e dal sound esattamente riconoscibile.

 

Come si pronuncia Maneskin o Moneskin?

Il nome del gruppo si deve alla bassista Victoria, la fondatrice, di origine orlandese.

Dunque si dice MOneskin, che a qualcuno è scappato di dire Moleskin! 

Forza Måneskin! Vi amiamo!!! Grandi Måneskin!
PS. Stendo un pietoso velo sulla conduzione RAI.

Zitti e buoni è il brano con cui i Måneskin vincono l’Eurofestival, lo stesso con cui avevano trionfato al Festival di Sanremo 2021. Ecco il testo.

Zitti e buoni

Loro non sanno di che parlo
Voi siete sporchi, fra’, di fango
Giallo di siga fra le dita
Io con la siga camminando
Scusami, ma ci credo tanto
Che posso fare questo salto
E anche se la strada è in salita
Per questo ora mi sto allenando
E buonasera, signore e signori, fuori gli attori
Vi conviene toccarvi i coglioni
Vi conviene stare zitti e buoni
Qui la gente è strana, tipo spacciatori
Troppe notti stavo chiuso fuori
Mo’ li prendo a calci ‘sti portoni
Sguardo in alto tipo scalatori
Quindi scusa mamma se sto sempre fuori, ma
Sono fuori di testa, ma diverso da loro
E tu sei fuori di testa, ma diversa da loro
Siamo fuori di testa, ma diversi da loro
Siamo fuori di testa, ma diversi da loro
Io ho scritto pagine e pagine, ho visto sale poi lacrime
Questi uomini in…

La censura sul brano zitti e buoni dei Maneskin

Per partecipare all’Eurofestival i Måneskin devono rispettare un rigido regolamento. Vediamolo.

I Maneskin, vincitori del Festival di Sanremo 2021, guadagnano il diritto di partecipare all’Eurovision Song Contest, con “Zitti e buoni”.
Scende in campo la CENSURA: per regolamento dell'”Eurovision version” deve durare non più di 3 minuti, via dunque 19 secondi.

I nodi vengono al pettine con la necessità di tagliare il TURPILOQUIO.

I Måneskin non si scompongono.
Modificano.
Partecipano.
Incassano gli insulti dei Rockers per cui avrebbero dovuto rimanere fedeli al testo originale, al linguaggio che li contraddistingue.
Vincono.
A cose fatte, premio alla mano, tornano alle origini!

Le modifiche del testo si trovano nel sito Eurofestivalnews

-È stata tagliata una parte dell’introduzione, ovvero uno dei due riff

-Il verso contenente “Vi conviene toccarvi i cxxxxxxx” è stato modificato in “Vi conviene non fare più errori”

-Uno dei due riff della transizione verso la seconda strofa è stato eliminato

-La frase “Non sa di che cxxxx parla” è stata cambiata, “Non sa di che cosa parla”, come nelle due ripetizioni precedenti

dal sito dell'Eurofestival

E tu che ne pensi?

E tu che ne pensi?
Ti piacciono i Måneskin?
Ami il loro modo di fare musica? Esprimi liberamente il tuo gusto!

Ti aspetto nei commenti!

Il concerto ritrovato De André & PFM di Veltroni. Emozioni e acetosella

Il concerto ritrovato De André & PFM di Veltroni. Emozioni e acetosella

Da 14 anni porto in giro uno spettacolo dal nome: “Lucina canta e racconta De Andrè”, ho un piccolo pubblico che mi segue proprio per questo “omaggio” e per questo motivo sono stati in tanti a chiedermi cosa pensassi di “De Andrè & PFM: Il concerto ritrovato”. Il documentario di Veltroni mi era stato anticipato da molte voci e recensioni entusiastiche e io, francamente, non vedevo l’ora di andare a vederlo.

Nonostante fossi sfinita da esami in Conservatorio, organizzazione laboratori, concerti, lezioni di canto, sono riuscita a staccarmi dagli impegni e boccheggiante, sono andata al cinema. Ero certa che mi sarei divertita, ritemprata, emozionata e lasciata cullare dal ricordo del cantautore che da sempre esercita su di me il suo fascino ammaliante. Ebbene, sono rimasta delusa, e sono qui per dirvi perché.

“De André&PFM il concerto ritrovato”: un’occasione mancata

La prima mezz’ora sono testimonianze e racconti: Veltroni propone il documentario come un viaggio nel tempo, dal treno al teatro parrocchiale delle prove, con la voce dei protagonisti di quella esperienza. Ricostruiscono il clima di quei giorni, il coraggio della sfida quasi incosciente, le contestazioni, l’evoluzione del tour.

Tuttavia percepisco testo e sottotesto che fanno la staffetta, annuso un copione da seguire.

Piccole disattenzioni tra teatro e metateatro mi gettano continuamente fuori dal racconto, come il naso di Dori Ghezzi che si arriccia, mentre deve svolgere il compito di ambasciatrice di ricordi. Il livello emozionale si scolla e crolla e io con lui. Più volte desidero uscire dal cinema.

Forse piani sequenze e dialoghi porgono il fianco a una dichiarata finzione scenica: arrivano da lontano, girano, sorvolano, mi sembrano esperimenti, non li trovo centrati sul focus. Mi si palesa un trastullo. Il montaggio mi lascia perplessa. Mi intristisco. I mezzi espressivi non sono all’altezza della meraviglia dei contenuti.

Ho la sensazione di un’occasione persa.

Il concerto filmato con una sola camera su De André

Il documentario nasce dall’intento di celebrare il ritrovamento di un prezioso, anche perché unico, documento video . La ripresa del concerto è amatoriale, girata da Piero Frattari, ad una sola camera. Ma siamo sicuri che fosse una sola?

De André chiese che i videomaker fossero invisibili.
Sia per i dialoghi che per la scelta di riprendere esclusivamente Faber, ho la sensazione che la videocamera non fosse solo una, ma che solo quella si sia salvata. Ho la sensazione che le cassette con le riprese delle altre camere, una per l’insieme e un’altra per i particolari, si siano perse. Se avessi avuto la possibilità di una sola camera, avrei filmato l’insieme, avrei ripreso anche la PFM. Invece la camera resta fissa e vicina su Faber. Probabilmente Frattari era un semplice amatore. Chissà.

Il suono del concerto ritrovato

Si osanna l’audio restaurato da Lorenzo Cazzaniga e Paolo Piccardo.

Le cassette non vengono mai reclamate. Salvate dal macero, vengono rigenerate e restaurate. Si parla di uno spettacolare audio 5.1, che consentirà a tutti di fruire della testimonianza di uno dei tour più importanti della storia della canzone italiana di quegli anni.

I social sono un pullulare di commenti entusiastici. Ho raccolto diverse autorevoli recensioni in merito, come quella di Alberto Marchetti o Gianpaolo CastoldI: “sembrava che Faber fosse lì con noi”, “il suono era magnifico”. L’aspettativa era alta. Mi aspettavo di godere della voce di Faber, di sentirmi coperta dal suo velluto, di essere travolte dalle spinte progressive della PFM.

Pfm & De Andrè: Il concerto ritrovato
La foto del tour De Andrè & PFM firmata da Guido Harari

Franco Mussida, storico chitarrista della band, svela come consigliò a Faber di affittare per il tour una chitarra Ovation, uguale alla sua: il suono di una normale chitarra classica sarebbe stato subissato e assorbito dalle frequenze rock.

Ma io cosa sto ascoltando allora? E’ altro: bassi e medi tagliati. Gli arrangiamenti mi sembrano in evoluzione, come spesso accade nelle prime esecuzioni, ma i suoni della band non si distinguono, sono impastati. Il mio orecchio alla fine è provato.  

E’ stata restaurata solo la voce di Fabrizio? Ho desiderato correre a casa per ritrovare quel sapore, la cui assenza mi stava facendo morire di sete e dolore. Si, ho provato dolore.   Se fosse disponibile, correrei a vederlo ancora altrove, per sincerarmi che il suono non fosse buono per un problema di settaggio del suono. Quel cinema ha standard alti. Resterò con questo dubbio. 

Tu che leggi, dimmi, hai visto il film? Che impressione hai avuto dell’audio?

La scrittura de “Il Concerto Ritrovato” mi sembra poco convincente rispetto alla tessitura del film

Il fan Antonio Vivaldi sul posto del concerto ritrovato, il padiglione C della Fiera di Genova

Antonio Vivaldi è un famoso fan di Fabrizio De Andrè, conserva ancora “quel” biglietto.
Si trova CASUALMENTE sul posto del concerto ritrovato, il padiglione C della Fiera, oggi deposito di cassonetti dell’AMIU. “Belin, sembra un angar!” esclama De Andrè il pomeriggio del famoso concerto, con la sua solita scanzonata travolgente simpatia. Ho abitato diversi anni a Genova, tutti sapevamo come per una notte fosse divenuto un tempio sacro.

La fiera di Genova

Antonio nel documentario ci guida alla scoperta del luogo e dice:  “ecco il magazzino.. vediamo se riesco a entrare”. Resto interdetta.

Mi ripeto in mente: “Vediamo se riesco ad entrare? Vediamo se riesco a entrare? Ma dice a me? Dicono a noi? Ma mi stai prendendo in giro?”  
Sono incredula: ma …. ci state prendendo in giro?

Mi sembrava uno dei primi Quark, alla scoperta del mondo, con frasi posticce necessarie a fare da ponte alle scene. Eppure queste sono state girate da pochissimo, questi dialoghi sono stati scritti  ai nostri giorni. Perché cercare soluzioni posticce per “cucire” le immagini?

I dialoghi costruiti di questo documentario stridono come unghie sulla lavagna di una lezione ripetuta a pappardella.

La noia che vince durante il docufilm su De Andrè e PFM: ma come è possibile?

Io che bevo alla tua bocca, io che ti cerco e mi abbevero alle tue labbra, come posso annoiarmi sentendo raccontare questa strepitosa storia? Perché le emozioni viaggiano libere e non chiedono resoconti tecnici. Arrivano e viaggiano e se il treno fa un viaggio immaginario ma non autentico, le emozioni se ne accorgono. E io esco dal cinema piena di malinconia, col magone, con la sensazione di un’occasione persa, di uno spettacolo mai partorito e rimasto all’idea delle prime prove, di una tema ancora in brutta copia, rimasto alle mappe concettuali. E torno a casa e nei giorni successivi con questa sensazione di amaro, di un sacro maneggiato impunemente. 

La grafica con la grafia di Faber: altra occasione persa? 

Mi era quasi piaciuta inizialmente la scelta della grafica dei testi con la grafia di De André, verso per verso a sommare le quartine. Bell’idea, mi sono detta, così si distoglie l’attenzione dalla qualità delle immagini! Ma alla terza, quarta e quinta volta mi sono detta: la fantasia qui non è di casa, mi devo rassegnare. 

Quando Faber attacca Marinella vorrei morire là

Quando Faber attacca Marinella vorrei morire là. Sento l’emozione che mi scioglie, la voglia di essergli vicina. E’ inevitabile: piango. Piango e  sento di non essere sola. Sento che al cinema in molti siamo colti da una emozione difficile da placare. Perchè placarla poi? Inizio ad applaudire. Applaudiamo tutti. Piano piano. A voce bassa, cantiamo. Tutti insieme, piano piano. Lì, vicini vicini. Piangiamo, cantiamo, applaudiamo. Piano piano. Vicini vicini. 

L’anonimato e i brani del concerto ritrovato.

Con Marinella ancora altri 13 pezzi:  Andrea, Il testamento di Tito, Un Giudice, Giugno ’73, la guerra di Piero, Amico Fragile, Via del Campo, Durango, Bocca di Rosa, Angiolina e il Pescatore. Mancano, rispetto al disco, mancano “Sally”, “Verranno a chiederti del nostro amore” e “Maria nella bottega del falegname”, sembra perchè con immagini di qualità non sufficiente. Ci sono poi strepitose Rimini, Andrea, Zirichiltaggia,  ma non mi sembra di sentir citare il nome di Massimo Bubola, se non nei titoli di coda. Come mai? 

Come mai le collaborazioni con Faber sprofondano spesso nel dimenticatoio?
Pensiamo al genio di Ivano Fossati. Qui una nostra intepretazione di Nina volare.

Emozione e Amarezza: con un filo di acetosella in bocca

Fabrizio canta. Sono  rapita dai suoi zigomi luminosi. Mi sento come una quindicenne appoggiata all’albero che succhia il filo di acetosella e guarda ciondolando.  Le sigarette sul palco accese una dietro l’altra, ma la voce resta meravigliosamente limpida, le contestazioni, Il whisky in quella maestosa foto di Harari che lo sintetizza! Vorrei essere accucciata accanto a lui e farmi passare la bottiglia. Mi sento tanto in confidenza.  Quanta bellezza. Cerco di abbeverami alla sua voce. Ma il suono è ingrato. Comunque sia, un bel pezzo di storia è riportato alla luce. Pescatore, titoli di coda, applaudiamo, sommessi, applaudiamo, applaudiamo.

Inghiottita l’emozione e l’amarezza, proprio come l’acetosella, mi si è riaccesa la voglia, mai sopita per la verità, di reimpastarmi con Faber.

Acetosella

Qualche anno fa con “Lucina canta e racconta De André” fummo semifinalisti alle Targhe Tenco. Tanti critici mi chiesero come mai non riproporlo  in dialetto siciliano. Eccoci pronte! La cuntastorie Francesca Amato ha tradotto e rielaborato in siciliano il canzoniere di Faber! L’anno scorso un’anteprima assoluta delle Nuvole per un “concerto partecipato”,con le Voci Vicine e i Ben Kadì.

Qui l’anteprima della rivisitazione in siciliano delle Nuvole di Francesca Amato con le Voci Vicine che creano un’atmosfera bucolica.

Arrotolo le maniche, proprio come faceva lui: passione indomita, cavallo pazzo, lacrime e acetosella.